Il fatto

Pali dell’illuminazione pubblica abbattuti nella zona artigianale: montavano telecamere abusive?

La Redazione
Uno dei abbattuti segati a Cassano
Fonti confermano l'esistenza di un sistema di videosorveglianza non autorizzato posizionato su quei pali: serviva a controllare una porzione di territorio per consentire attività illecite?
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Letteralmente segati. Non il maltempo, non un cedimento strutturale, non l’urto di un automezzo. Sono state le mani di qualcuno, debitamente attrezzate, ad abbattere alcuni pali dell’illuminazione pubblica nella zona artigianale di Cassano.

Le foto che pubblichiamo e che mostrano ciò che rimane dell’illuminazione cittadina parlano chiaro, non lasciano dubbi.

Tutto è accaduto solo pochi giorni fa.

A una prima sbrigativa valutazione potrebbe sembrare il solito atto vandalico. Un grave episodio di inciviltà, come tanti altri che hanno purtroppo sfigurato nel passato il volto del nostro paese, provocando, come in questo caso, un danno grave alla collettività (patrimoniale e in termini di decoro).

Ma il “lavoro” svolto in questa caso sembra ben studiato ed eseguito in maniera precisa ed efficace. Troppo per essere l’atto di uno o più balordi.

Alcune informazioni che abbiamo raccolto ci consentono, in effetti, di ricostruire una vicenda diversa e con molte ombre.

Fonti del nostro giornale affermano che su quei pali erano installate delle telecamere.

Telecamere – per quanto ci è dato sapere – non autorizzate, dunque “abusive”.

Non esisterebbe un documento, infatti, che permetta ad un privato la realizzazione in quella precisa zona del paese di un sistema di videosorveglianza.

Mentre, invece, ci sarebbero fatti ben precisi che confermerebbero l’esistenza di telecamere sui quei pali, ora abbattuti: ci riferiamo ad almeno una segnalazione giunta all’Ufficio Tecnico (già un anno fa) e forse anche ad un accertamento sul posto effettuato dalla stessa Polizia Municipale.

Dettagli di non poco conto, perché se tali fatti fossero confermati attesterebbero che in Comune – pur a conoscenza dell’esistenza di una grave situazione di illegalità – nessuno abbia intrapreso con sollecitudine una iniziativa per individuare innanzitutto il responsabile dell’abuso e poi per ordinargli l’immediata rimozione. Aggiungiamo, come è del tutto evidente, che il sistema di videosorveglianza per funzionare aveva bisogno della corrente elettrica, fornita in questo caso “gratuitamente” dalla stessa illuminazione comunale.

Ma a tali questioni se ne aggiungono ovviamente altre, inquietanti: per quale scopo quelle telecamere saranno state messe lì? A cosa puntavano?

Sulla direzione degli “occhi elettronici” pare non ci siano dubbi: puntavano sulle principali direttrici che si incrociano sull’accesso alla zona artigianale.

“Spie” che osservavano continuamente quanti giungessero da quelle strade principali.

Un mezzo, insomma, per “controllare” quella porzione di territorio.

A che scopo? Che il sistema “abusivo” servisse a consentire nel segreto qualche attività illecita?

Da tempo – non raccontiamo nulla di nuovo – si vocifera, ad esempio, di corse illegali di cavalli alla periferia del paese e di altre attività criminali condotte ai confini del centro urbano.

È possibile che quel sistema fosse stato installato per controllare l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine e consentire una rapida fuga?

Domande alle quali solo una attività investigativa degna di tal nome da parte di chi ha competenza a farla potrebbe rispondere.

Resta da capire, poi, chi abbia abbattuto i pali e portato via le telecamere e per quale ragione.

Chiaramente non può essere stato lo stesso soggetto che le ha installate (lo avrebbe fatto dando certamente meno nell’occhio).

Può essere stato un “cittadino” al quale quella attività di videosorveglianza dava “fastidio”? E in che senso dava fastidio?

Domande, almeno per il momento, senza risposta.

mercoledì 18 Luglio 2018

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