Analisi linguistica

L’osceno nei racconti popolari

Francesca L. Straziota
Libri antichi: risalire lungo la tradizione
In che modo erano raccontate le "storie" popolari?
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Proseguendo con l’analisi linguistica che mira a ricostruire, attraverso la disamina delle storie appartenute alla tradizionale orale del posto, le origini di Cassano, ci imbattiamo in una fondamentale scoperta che ci ricollega direttamente ai tempi della storia romana e, forse ancora prima.

Il narratore e l’ascoltatore popolare, infatti non erano abituati a classificare i racconti in generi, ossia non li distinguevano in novelle, fiabe, narrazioni realistiche o fantasiose: per loro tutto rientrava sotto il termine ‘storie’. Il problema dell’interpretazione cosi come la intendiamo oggi non aveva rilevanza perchè ció che contava era intrattenere, divertire e far divertire, trascorrere momenti sereni e spensierati. Su questo (sará concesso di affermarlo), forse abbiamo un debito noi che siamo ormai diventati tutti attenti nella disamina e tutti modesti commentatori (spesso anche di ció che non conosciamo a fondo).

Se non erano rilevanti i generi, non lo erano neppure le categorie; in particolare il concetto di ‘osceno’, le battute lussuriose, i motti di spirito che eccedevano nello scurrile e nel volgare rientravano nel ‘comico’ per eccellenza. Per risalire alle origini di questo fenomeno, bisogna tornare molto indietro, ripercorrendo una lunga tradizione che identifica nella farsa italica forse la sua prima manifestazione. Da sempre, infatti il popolo non è stato catturato dal rispetto del decoro inteso nella maniera aristocratica (anche linguisticamente), ma ha mirato alle forme di rappresentazione e di dialogo più basse che, pertanto spesso hanno previsto l’uso di termini non appropriati.

Nella letteratura latina, infatti Plauto si serviva di personaggi che andavano a rimarcare i difetti e i vizi umani, proprio perchè, rifacendosi alle precedenti forme espressive, aveva compreso quanto il popolo esaltasse tutto quello che provocava ilaritá.

Tutto ció che rappresentava il potere o le forme alte di espressione linguistica, pertanto anche nella tradizione orale cassanese, suscitava un riso generale. I toni erano, dunque dissacratori e il sapore diveniva critico\ polemico verso coloro che (secondo i popolari) si sentivano ‘migliori’ o ‘superiori’ in quanto detentori di una diversa forma di autoritá che, spesso assumeva atteggiamenti spavaldi e impositivi.

Continua nel prossimo articolo.

sabato 21 Ottobre 2017

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