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Fase 2, asili, ruolo donna, servizi e luoghi essenziali del Welfare: l’appello della Battista

La Redazione
Enza Battista
La segretaria del Pd cassanese: «Al tavolo della riorganizzazione della socialità si convochi anche il mondo dei nidi, dei servizi educativi e delle scuole private»
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La segretaria del circolo del Partito Democratico di Cassano delle Murge, Enza Battista, ha scritto, oggi, una lettera a Ubaldo Pagano, parlamentare e coordinatore provinciale del PD Terra di Bari.

«Siamo all’inizio della Fase 2 – scrive la Battista –, fase in cui si inizierà a convivere col virus, fase in cui si riprenderà con la ripresa di tutte le attività produttive, la riapertura dei negozi e il lavoro a pieno ritmo di tutti, o quasi.

Questa epidemia ha messo in ginocchio diverse piccole imprese, che dovranno far fronte a molte difficoltà per ripartire e probabilmente qualcuno non ce la farà.

Il mondo della scuola, luogo di crescita dei nostri ragazzi, del nostro futuro, riaprirà a settembre e non sappiamo ancora in quale forma e modo. Sarà difficile insegnare ai nostri figli, soprattutto i più piccoli, a rispettare il distanziamento sociale, ed abituarli a nuove regole di convivenza con i loro compagni, soprattutto dopo anni passati ad insegnar loro l’uguaglianza, la condivisione e la partecipazione.

Ed è proprio in questo spazio che rientra una categoria che probabilmente sarà tra quelle aziende che non riuscirà a rialzarsi da questa emergenza. Parlo della categoria dei nidi, servizi educativi e scuole private, che per i nostri figli sono come una seconda casa; eppure questi luoghi colorati, pieni di disegni appesi alle pareti, dove migliaia di piccoli hanno mosso i primi passi e grazie ai quali altrettante mamme hanno potuto dedicarsi al proprio lavoro, rischiano di non riaprire quando l’emergenza Covid19 sarà rientrata. O, per chi ce la farà, di riempirsi di debiti. Sono in ginocchio, perché la loro sopravvivenza è legata esclusivamente alle rette pagate dai genitori e oggi, invece, non potendo offrire lo stesso servizio, si ritrovano da soli a dovere sborsare comunque cifre importanti tra affitti, spese fisse e gestionali.

Facendo un piccola ricerca, in tutta Italia sono 5.500 gli asili nido che accolgono bambini dai 0 ai 3 anni e oltre 7mila le scuole d’infanzia private che oggi si trovano in una situazione drammatica. Solo in Puglia si contano 1051 strutture private, tra nidi, centri ludici prima infanzia, ludoteche e scuole d’infanzia. Di questi, i nidi privati, nello specifico, offrono il 70% dei posti disponibili per i bambini dai 0 ai 3 anni, soddisfacendo i bisogni di crescita di 60.000 bambini. Nel decreto Cura Italia il problema all’infanzia è totalmente eluso se non per il ricorso agli ammortizzatori sociali per i dipendenti di queste imprese, che non sono comunque sufficienti a coprire le spese dei canoni di locazione e delle spese rimaste a loro carico (quali tasse sul lavoro, tasse d’impresa e utenze).

Parlando di queste aziende è indiscutibile quanto la figura femminile sia messa nuovamente in difficoltà sotto diversi aspetti. Inutile sottolineare che queste piccole imprese sono per lo più gestite da donne, le quali impegnano altre lavoratrici, offrendo un servizio essenziale per tanti minori e tante famiglie. Nell’impossibilità di riapertura di queste imprese avremmo un numero notevole di disoccupate, oltre ad un proporzionale aumento di famiglie in difficoltà rispetto alla collocazione dei propri figli; se ciò dovesse accadere ci saranno ulteriori problemi per le donne, in quanto saranno costrette a rivedere orari lavorativi, a volte anche posti di lavoro, se non sapranno dove poter lasciare i propri figli. Ed a fronte delle numerose battaglie fatte e che ancora facciamo, sulla parità di genere in ambito lavorativo, tutto questo non può accadere.

La ripresa del nostro paese dovrà partire dalla riprogrammazione di molti settori; dovrà riguardare la complessa riorganizzazione sociale, oggi profondamente segnata da diseguaglianze di genere nell’uso del tempo e nella relazione tra ore di lavoro retribuito e ore di lavoro gratuito, lo si è visto nel distanziamento sociale, in quanto per tante donne abbia significato un sovraccarico di lavoro.

Questa consapevolezza dovrà essere centrale nella programmazione della ripartenza. In tante e tanti si stanno interrogando su come ripensare servizi e luoghi essenziali del nostro welfare. La ripartenza cambierà il mondo dei nostri figli più piccoli, ad esempio, ed è una questione che riguarda noi tutti, che non può essere lasciata solo sulle spalle delle donne e delle famiglie. Va bene prorogare le misure di sostegno già in essere, ma ci serve un vero e proprio progetto per loro, una grande alleanza tra famiglie, mondo educativo, sportivo, terzo settore, enti locali.

Dovremmo immaginare nuove forma di socialità, per tutte le generazioni, guardare ed organizzare in maniera diversa i nostri spazi comuni, parchi, cortili, giardini. Sperimentare l’outdoor education, con laboratori a piccoli gruppi, l’assistenza educativa domiciliare per i minori con disabilità. Per far questo si dovranno sostenere i Comuni in questo sforzo, ma è anche il tempo di avere uno sguardo a nuove proposte innovative e competenti nei luoghi dell’elaborazione, della progettazione, della decisione sul presente e sul futuro.

Perché non invitare ad un tavolo esponenti di queste imprese per poter elaborare con loro, in un’ottica di programmazione responsabile, innovativa e estroversiva?

Non possiamo aspettare ancora, bisogna agire.

Il nostro partito, anche a livello nazionale, sta lavorando affinché alla figura della donna vengano riconosciuti ruoli apicali e decisionali, oltre che nella progettazione per la ripartenza del nostro territorio. Ed allora è il momento giusto».

giovedì 7 Maggio 2020

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